Parlare di droga a scuola si può, anzi si deve e poi ... si dovrebbe riflettere insieme.




Ho terminato la lettura del libro ZeroZeroZero di Roberto Saviano, uno scrittore al quale mi legano le origini partenopee e lo sguardo sensibile, che questa città regala per vedere e sentire, in maniera decisamente unica, queste problematiche.
Il tema del libro è quello della droga, della criminalità organizzata. Chi è nato e vissuto a Napoli, ha visto tanto e volte anche troppo.
Dal tossico che si buca all’angolo della strada, allo spacciatore che contratta con i ragazzini davanti al liceo, fino a vedere tirare fuori dai pantaloni una pistola e a viso scoperto, uccidere qualcuno a sangue freddo tra la gente terrorizzata.
Ma questo libro va oltre, molto al di la di quello che anch’io potessi immaginare, oltre quelle scene di vita a cui ho assistito anch'io  ( purtroppo o per fortuna ) quando vivevo ancora nella mia città.
La droga, la cocaina e il suo potere, una realtà dei nostri tempi spesso oscurata e minimizzata nell’immaginario comune. Una realtà che non è come sembra. 
La lettura di questo libro, apre davanti al lettore, uno scenario completamente diverso. La cocaina si rivela essere, con estrema durezza nei racconti e accurata descrizione di fatti e persone, un gigantesco sistema nel quale tutti siamo, inconsapevolmente e tristemente coinvolti.
In particolar modo "la coca" più delle altre droghe, condiziona totalmente l'economia mondiale poiché decide e determina le sorti politiche e sociali del mondo intero.
Dalla produzione al traffico, fino alla distribuzione, il narcotraffico coinvolge tutti i continenti; America, Europa Russia, Africa, Australia.
Oramai, una droga democratizzata, che negli anni ha abbassato il suo costo ed è diventata alla portata di tutti. E’ possibile acquistarla, consumarla e anche offrirla agli amici e conoscenti un po' ovunque: negli ospedali, nelle università, negli uffici, nelle palestre, nei ristoranti e anche nelle chiese.
Sorprendente l’uso che se ne fa', soprattutto in ambienti assolutamente insospettabili e purtroppo in maniera sempre più dilagante tra i giovani.
E’ diventata carburante indispensabile per affrontare i ritmi frenetici e le difficoltà della vita quotidiana.
Interessante la definizione che l’autore le accosta, cioè quella di "droga performativa".
Parlarne con i ragazzi è un modo per affrontare l’argomento, discutere e aprirsi a confronti.
Da insegnante, mi è capitato di affrontare questi temi con i miei alunni e utilizzarli come spunti di riflessione per commentare comportamenti e scelte, ma anche dubbi e certezze che caratterizzano gli adolescenti.
A volte, i loro racconti mi hanno sorpreso, anche un po’ spiazzato. Come quella volta, quando in classe parlavamo di sostanze stupefacenti. Era una lezione dove si parlava delle tipologie di droga e degli effetti che genera, rispetto alle prestazioni sportive e ai conseguenti danni al sistema nervoso.
Un ragazzo mi racconta, con tono indulgente, che conosceva un tale che, a causa dei debiti e dei continui tradimenti da parte della moglie, era “costretto” a fare uso di cocaina per non cadere in depressione e che quello era l’unico modo per resistere alla sua situazione. 
Oppure, quando un'altra volta, si parlava di doping e un ragazzino con molta innocenza, spiega a tutti che il suo allenatore, prima di iniziare la gara di combattimento, consiglia di bere una bevanda energizzante, comunemente conosciuta e venduta nei bar, che gli viene consegnata personalmente e sempre già aperta.
Questi sono alcuni esempi di come molti giovani adolescenti sminuiscono il potere devastante che la droga può avere sulle persone. Sono testimonianze, che fanno riflettere su come e quanto l’uso di droghe, si stia diffondendo sotto i nostri occhi, in maniera velenosa contaminando le persone nel corpo e nella mente. Ma sul discorso della prestazione e della performance si dovrebbe riflettere un po in piu'.
Oggi viviamo in una società, dove sin da bambini, i nostri figli sono proiettati verso forme di competizione, nella scuola, nello sport, nelle relazioni con gli altri.
Spesso siamo noi adulti, che inconsapevolmente li educhiamo alimentando negativamente la competitività . Mi riferisco, in particolare al nostro sistema scolastico. I bambini sono posti di fronte a sistemi di valutazione e di giudizio, che misurano in termini quantitativi il loro impegno e le loro capacità, secondo una logica che il più delle volte, tende a uniformare le conoscenze e le competenze.
Un sistema nel quale, chi non ha raggiunto i risultati attesi viene spesso trascurato, escluso, emarginato. Un sistema educativo che tende a conformare gli individui, sottovalutando il valore dell’originalità e del pensiero critico del singolo.
Educatori, insegnanti, genitori dovremmo provare a riflettere un po’ di più su questi concetti .
Sono elementi, che influiscono profondamente sullo sviluppo della personalità di un giovane e sulla sua capacità di scegliere di resistere o di cedere all’utilizzo delle droghe per affrontare le difficoltà della vita.
Ho letto dal sito di Roberto Saviano che è stato avviato un progetto che lo vede coinvolto come ospite nelle scuole per parlare di questo argomento e così gli ho scritto. Mi farebbe piacere se venisse all' Isola, nella nostra scuola, gli confermerei la mia stima per la sua scelta di parlare di droga e di criminalità, non solo come scrittore e cronista, ma come persona, che scrive perché' spinta da un forte bisogno interiore di raccontare il suo stato d’animo. Un uomo fortemente tormentato dalla ricerca di dare un senso alla sua vita, attraverso la scrittura.
Lo inviterei a continuare a scrivere con la stessa carica, nonostante tutte le difficoltà che ormai fanno parte della sua vita. Sarebbe molto interessante incontrare insegnanti genitori e bambini, per interrogarsi e confrontarsi su questi temi, per allargare gli sguardi e provare a riflettere insieme.
Sono pienamente d’accordo con lui, quando afferma, che la parola rappresenta l’arma più efficace per avviare i cambiamenti.
Iolanda


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